Quelle prodotte dai tre giovani inventori di exiii non sono le uniche mani robotiche realizzabili con una stampante 3D.
Ma sono interessanti da conoscere, per vari motivi: ce le propone Autodesk, tramite il proprio sito; fanno uso di segnali mioelettrici; attorno ad esse è già stato improntato un processo industriale.
Uno dei tre inventori, Genta Kondo, viene da studi universitari sulle protesi. Entrato in Sony, ha lavorato sulla robotica. Ed è presso il colosso di Tokyo che ha iniziato a lavorare con i prototipi stampati in 3D.
Con l’aiuto di Hiroshi Yamaura, ingegnere meccanico di Panasonic, ha creato con una stampante 3D consumer una protesi che si comanda con impulsi mioelettrici: un arto artificiale alimentato a batteria controllato da segnali elettrici che sono generati dai muscoli umani.
Per renderla accettabile, esteticamente e funzionalmente, serviva un designer industriale: Tetsuya Konishi, anch’egli di Panasonic, anch’egli di stanza a Osaka.
I tre hanno sviluppato il prototipo della protesi mioelettrica nel loro tempo libero, collaborando a distanza.
Il prototipo ha vinto il riconoscimento internazionale dei James Dyson Award, guadagnandosi così l’interesse e il sostegno attivo nella progettazione di Akira Morikawa, che aveva perso un braccio in un incidente. E a metà 2014 è nata exiii.
Da allora l’arto bionico è stato perfezionato e i tre imprenditori hanno creato altri modelli. Il concetto di base è rimasto però lo stesso: l’arto deve essere producibile a basso costo (300 dollari in materiali) e perfezionabile con la logica dell’opensource.